gianni rodari

Gianni Rodari, un’intuizione fantastica

A 100 anni dalla sua nascita per omaggiare il pedagogista, scrittore e poeta, unico italiano ad aver ricevuto il premio Andersen nel 1970, approda in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, dal 27 febbraio al primo marzo, ‘Gianni Rodari, un’intuizione fantastica’.

Le ‘Favole al telefono’ del ragionier Bianchi sono talmente tanto commoventi da toccare il cuore delle centraliniste.

 

Le avventure di Cipollino, che si ribella alle ingiustizie da parte dell’aristocratico Principe Limone, raccontano una storia di coraggio e rivalsa sociale in un mondo di frutta e ortaggi.

 

E poi ci sono i tre pescatori di Livorno alle prese con un dubbio cruciale: «Disputarono un anno ed un giorno per stabilire e sentenziare quanti pesci ci sono nel mare».

 

Personaggi più che mai attuali, capaci di esprimere con la loro semplicità ed essenza un universo così complesso come quello dell’infanzia. A 100 anni dalla sua nascita per omaggiare Gianni Rodari, pedagogista, scrittore e poeta, unico italiano ad aver ricevuto il premio Andersen nel 1970, approda in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli (www.nuovoteatrosancarluccio.it), dal 27 febbraio al primo marzo, ‘Gianni Rodari, un’intuizione fantastica’.

 

Lo spettacolo

Non si tratta di una biografia dell’artista piemontese, ma di una pièce in grado di far riflettere sul tema della crescita e sull’approccio all’istruzione.

 

Lo spettacolo si sviluppa in due periodi e scenari diversi: a Milano nel 1964 nel soggiorno di casa di due fratelli dai nomi emblematici, Adua (Gigliola de Feo), una maestra che si ispira alla “rivoluzione rodariana” in contrasto con una direttrice legata alla riforma Gentile (Maria Teresa Iannone, che interpreta anche il ruolo di Lucia, fidanzata di Palmiro) e Palmiro (Matteo Lanzara), un operaio che lavora nella fabbrica produttrice della Lambretta.

 

 

Poi lo spettatore viene catapultato nel 1970 a Roma nello studio dello scrittore (Franco Oppini). Un viaggio che ci riporta indietro nel tempo alla scoperta di uno spaccato dell’Italia, con scenografie e costumi che si intrecciano con la tecnologia del video mapping e della proiezione 3D.

 

Gianni Rodari al Nuovo Teatro San Carluccio

«Sono una “rodariana” fin dalla più tenera età e  ho trasmesso questo amore anche a mio figlio. Crescendo mi sono accorta che leggere le sue opere significa riscoprirlo, capire un sottotesto e delle sfumature nuove – spiega l’attrice Gigliola de Feo -.

 

Da piccola adoravo ‘La bambola a transistor’, la storia di un personaggio ribelle che non si fa tagliare i capelli, che non fa il bucato, che vuole fare il triplo salto mortale, mi divertiva tantissimo. Oggi, invece, mi accorgo che è una fiaba sull’emancipazione femminile. La capacità di Rodari è quella di creare con le sue favole delle piccole scintille che contribuiscono alla formazione personale».

 

Lo spettacolo scritto e diretto da Luca Pizzurro è prodotto da Nuovo Teatro San Carluccio e da La Falegnameria dell’Attore, in partnership con Leggimi Forte. Rientra tra le celebrazioni ufficiali segnalate dalla casa editrice Einaudi sul sito 100giannirodari.com.

 

Le parole di Giuliana Tabacchini

«È la prima produzione originale del Nuovo Teatro Sancarluccio e ne vado molto fiera. Una vera e propria sfida, che vede scendere in campo due donne, ma soprattutto due mamme che credono profondamente nell’eredità dello scrittore di Omegna. Spesso si dice che le donne non lavorino bene insieme, io e Gigliola, invece, ci completiamo, siamo l’incastro perfetto – spiega Giuliana Tabacchini, direttrice del Nuovo Teatro Sancarluccio e produttrice -. Non abbiamo scelto di dare vita alla pièce solo perché il 2020 può definirsi “Anno Rodariano”, ma perché crediamo che oggi la sua visione rivoluzionaria debba essere tramandata.

 

E poi c’è tutto l’aspetto creativo: vedere un’idea che si forma pian piano, partecipare alla crescita dei personaggi è una esperienza unica. Il racconto che portiamo in scena è profondamente attuale, i bambini devono vedere aldilà delle apparenze. È giusto che i nostri figli abbiano gli strumenti ed i mezzi giusti per capire e comprendere la realtà in cui viviamo, perché i nostri figli sono gli adulti di domani».

 

Di Francesca Saccenti[/vc_column_text][vc_gallery type=”image_grid” images=”23158,23159,23160″ css=”.vc_custom_1582124146007{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column][/vc_row]

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