Al Pan il tempo zen di Omar Hassan

“L’artista è un pugile, l’essere umano è un pugile. È la metafora più calzante della vita: ognuno di noi porta le proprie croci, abbiamo un minuto di pausa tra un round e un altro, giusto il tempo di un consiglio, di una pacca sulle spalle, poi torniamo sul ring a combattere. E se andiamo a terra ci dobbiamo rialzare da soli, con le nostre forze”. Una dura legge che si basa sullo spirito di sopravvivenza, sulla necessità di superare i propri limiti quella di Omar Hassan, pittore e scultore milanese di madre italiana e padre egiziano, allievo di Alberto Garutti, che approda con le sue opere per la prima volta al Palazzo delle Arti Napoli dal 22 febbraio al 28 marzo con la mostra ‘Sotto Sopra’, curata da Maria Savarese.
Il tempo
Un nome che evoca il mondo spaventoso di ‘Stranger Things’, ma che nulla a che vedere con la serie statunitense dove a regnare è un universo fantascientifico. Paragone che liquida con un sorriso. Il tempo per l’ex pugile non è solo un’unità di misura, ma un’ossessione, una ricerca per scoprire e comprendere se stessi: ci si “sveste” per raccontarsi.
Può seguire il ritmo di un pugno, un round di 3/4 minuti come nel progetto ‘Cazzotti’ dove al posto dei pennelli utilizza guantoni da boxe, o assumere la forma di una nuova geografia composta da 14.280 tappi di bombolette spray disegnate a mano. Ad accompagnare l’inesorabile scorrere di secondi, minuti ed attimi, ci sono i colori che possono essere accesi e dinamici o diventano cupi abbandonandosi alle ombre di uno spazio nero e solitario.
‘Sotto Sopra’
Ogni azione è diversa secondo il panta rei tanto caro ad Eraclito, perché tutto è in costante divenire. «Questa mostra rappresenta quello che sta accadendo alla mia ricerca, sto vivendo in un ‘Sotto Sopra’ in quanto ho spostato determinati obiettivi del mio lavoro. Non rinnego il mio passato, ma è arrivato il momento di fare qualcosa di nuovo ed ho scelto Napoli, una città energica, per rappresentare il cambiamento. Voglio spogliare i miei gesti pittorici del colore. Penso che a volte sia un’arma a doppio taglio perché va a distogliere l’attenzione sul vero pensiero dell’opera. Il commento diventa solo estetico quando dietro c’è un concetto molto più forte», spiega Omar Hassan.
‘Sotto Sopra’, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, realizzata in collaborazione con la Fondazione Alberto Peruzzo, la Prometeo Gallery e la Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini, con il coordinamento tecnico – organizzativo di Editori Paparo, invita a riflettere sull’importanza del singolo nella nostra società e sul luogo in cui viviamo ed in cui vivranno i nostri figli.
Dalla cultura della street art presente nella serie ‘Injections’, all’action painting che rimanda alle radici egiziane e all’arte islamica fino al progetto sul pugilato in ‘Breaking Through‘, le installazioni raccontano l’evoluzione artistica di Omar Hassan che diventa sempre più matura e sofisticata negli anni. Un tappeto di ‘Comignoli’ riempie la sala espositiva, un’immagine che riconduce all’idea di familiarità, a quanto sia difficile osservare il mondo con la testa all’insù, andando aldilà di uno sguardo disattento.
La ripetizione infinita
«Li vediamo sopra i tetti, sfiatano tutti i nostri odori, i profumi, le voci, i suoni, il calore. Conducono al cielo la nostra intimità della casa. Ho voluto regalare a queste forme la dignità che meritano e puntare sulla loro funzione concettuale. Il comignolo diventerà anche l’elemento delle mie sculture monumentali, ne sto producendo uno che supera i due metri e mezzo in acciaio corten – spiega l’artista -.
Ce ne saranno altri illuminati o dipinti con il coinvolgimento delle persone nelle piazze italiane. E poi c’è ‘Tappini’, una grande mappa di Napoli realizzata con i coperchi delle bombolette spray. Ogni mia creazione è legata al tempo scandito attraverso i miei gesti pittorici. Sono “costretto” a gestirlo, a seguire un ritmo durante la giornata perché sono diabetico ed ho orari da rispettare, ed anche nel mio lavoro seguo uno schema preciso di azioni. La verità è che il tempo è zen: puoi ripetere infinite volte lo stesso gesto e non avrai mai lo stesso risultato».
Di Francesca Saccenti

Dagli articoli alle inchieste, dai reportage alle recensioni, dalle riprese video al montaggio: nel suo bagaglio ci sono tutte le voci che compongono la parola ‘giornalismo’. Napoletana, classe 1986, dopo aver preso il tesserino da professionista si fa le ossa in quotidiani e riviste locali, poi fa parte della squadra di alcune tra le nuove e più rinomate testate del panorama online, rincorrendo la notizia tra Napoli e Roma, Abruzzo e Calabria, nei settori di cronaca, cultura e sociale. Arriva ad Agorà dopo essere “approdata” alle telecamere di Mediaset e alle Guide turistiche ed enogastronomiche di Repubblica. Laureata in Cinema a Bologna, tradirebbe il suo lavoro solo per scoprire mondi lontani. Ma alla fine aggiunge sempre in valigia una telecamera, un microfono e un pc, e allora viaggio e giornalismo convivono. Una sintesi perfetta.