Solidarietà

Aiuti a famiglie e imprese per fronteggiare l’emergenza

La grave situazione economica e sociale seguita alle misure di contenimento spinge le istituzioni nazionali e decentrate a prendere iniziative di sostegno alle famiglie e alle imprese, ma questo non basta a scongiurare incertezze e contraddizioni.

Dai buoni spesa al Fondo di solidarietà fino al decreto liquidità per le imprese. Governo e territori alla ricerca di soluzioni anti-crisi.

 

La grave situazione economica e sociale seguita alle misure di contenimento spinge le istituzioni nazionali e decentrate a prendere iniziative di sostegno alle famiglie e alle imprese, ma questo non basta a scongiurare incertezze e contraddizioni.

 

Il governo, con l’ordinanza della Protezione civile di fine marzo, ha avviato il finanziamento da 400 milioni di euro per i buoni spesa. La ripartizione si basa per l’80% sul numero di abitanti, mentre il restante 20% è redistribuito favorendo i comuni nei quali la forbice fra il reddito pro capite locale e la media nazionale risulta più ampia, in modo da sostenere le aree più in difficoltà.

 

Le risorse

Altre risorse sono già arrivate anche dal Fondo di solidarietà comunale (complessivamente sono oltre 4 miliardi), che però preesiste a questa emergenza e soprattutto non costituisce una fonte di sostegno diretto alla cittadinanza. La redistribuzione delle somme provenienti dal fondo è infatti prevista ogni anno per assicurare agli enti locali la liquidità necessaria per la gestione ordinaria. Ma nelle circostanze attuali è stata anticipata e si sta rivelando fondamentale per garantire l’operatività di molte amministrazioni, visto che le casse dei comuni sono prive degli introiti principali per via della doverosa sospensione dei tributi.[vc_row css=”.vc_custom_1586603354695{margin-top: 30px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”23829″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1586603433925{margin-bottom: 20px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Il Comune di Napoli ha recepito l’ordinanza nazionale, predisponendo la distribuzione dei buoni spesa dal valore di 300 euro per ciascun nucleo familiare, facendo affidamento sugli oltre 7 milioni stanziati per la città.

 

Ed inoltre, su proposta del vicesindaco con delega al Bilancio, Enrico Panini, e dell’assessore alle Politiche sociali e al Lavoro Monica Buonanno, ha istituito il fondo di solidarietà ‘Il Cuore di Napoli’, partito da una base iniziale di un milione di euro proveniente dalle riserve dell’amministrazione, ma aperto a donazioni di privati ed enti collettivi, per accrescere ulteriormente l’approvvigionamento di beni alimentari e di prima necessità da destinare alle fasce più deboli.

Indispensabile in questo senso è l’apporto del terzo settore cittadino, dei tanti volontari e anche degli enti abitualmente attivi sul territorio nell’ambito della solidarietà e del Programma operativo del fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD).

 

Ne abbiamo parlato con Massimo Scherillo, consigliere comunale eletto a Napoli nelle file di Forza Italia e responsabile campano dell’Aniac, associazione nazionale che riunisce imprenditori, artigiani e commercianti.[vc_row css=”.vc_custom_1586347191840{margin-top: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

I territori

A questo proposito va detto che sin dall’inizio dell’emergenza coronavirus i provvedimenti governativi sono stati spesso anticipati da iniziative prese da Regioni, sindaci e reti locali.

 

 

«Noi siamo impegnati già da diverse settimane su due diversi fronti – conferma Scherillo -. Prima di tutto, con il banco alimentare, stiamo aiutando decine di famiglie della municipalità Bagnoli-Fuorigrotta, e ancora, attraverso la rete dei Caf che fa riferimento alla nostra associazione (sono sei quelli presenti nella muncipalità ed oltre 300 in tutta la Campania, ndr), seguiamo da remoto e a titolo completamente gratuito migliaia di pratiche per l’accesso ai benefici previsti dai recenti decreti, in particolare il contributo alle partite iva e naturalmente i buoni spesa».

La stessa Aniac inoltre ha recentemente indirizzato al governo una lettera dai toni piuttosto allarmati, raccogliendo le istanze di varie sigle e delle oltre 15mila aziende consociate.[vc_row css=”.vc_custom_1586347314231{margin-top: 20px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”23854″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”23855″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1586347326006{margin-top: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Il bisogno di produrre

«I provvedimenti presi finora non tengono abbastanza conto del bisogno assoluto che le imprese hanno di riprendere a produrre  –  ci dice infatti Orazio Sorece, segretario nazionale di Sinalp, confederazione sindacale che affianca Aniac in questa battaglia -. Gli ammortizzatori infatti rappresentano un aiuto soltanto a breve termine, ma sul lungo periodo interi settori del tessuto economico rischiano così di scomparire. Con il nostro documento chiediamo quindi due cose fondamentali; esenzione dalle scadenze fiscali e dagli oneri previdenziali fino a settembre per tutte le imprese che non ricorrono alla cassa integrazione in deroga, e massima chiarezza sulle norme contro il contagio nei luoghi di lavoro. Così sarebbe possibile ripartire immediatamente».

 

Una boccata di ossigeno potrebbe arrivare dal decreto per la liquidità varato Lunedì dal Consiglio dei ministri. Un pacchetto di norme che punta a garantire alle imprese un flusso consistente di risorse. 400 miliardi di liquidità per le imprese. “Lo Stato c’è e mette subito la sua potenza di fuoco nel motore dell’economia. Quando si rialza l’Italia corre” ha twittato il premier Conte.

 

Di Giovanni Aiello

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