La Colomba. Storia di un dolce che rappacifica i sensi

Tra i dolci pasquali, pochi hanno la potenza simbolica dell’inconfondibile colomba. Per la sua forma, ovvio, simbolo di pace e di amore, che si affianca a quell’uovo che rappresenta invece la Resurrezione.

Tra i dolci pasquali, pochi hanno la potenza simbolica dell’inconfondibile Colomba. Per la sua forma, ovvio, simbolo di pace e di amore, che si affianca a quell’uovo che rappresenta invece la Resurrezione.

 

Ma anche per quella semplicità dell’impasto e quella sentimentale dolcezza della glassa di mandorle, che non scivola mai verso il “peccaminoso” (in realtà, ritenuto tale a torto) cioccolato.

 

Ma forse attorno a pochi dolci sono fiorite tante leggende quante attorno alla nostra Colomba pasquale. Forse per nascondere un’origine, in realtà, assai meno nobile?

Scopriamolo addentrandoci nel magico mondo della colomba. La Colomba che noi oggi conosciamo ha origini molto più recenti.

 

Occorre precipitarsi nella Milano degli anni ’30. Torino, già da qualche anno, aveva inventato l’uovo di Pasqua. E per Natale, da qualche anno, imperversava il panettone che oggi conosciamo, evoluzione lievitata – ideata dalla Motta – dell’antico “pan de Toni” milanese.

 

All’artista e pubblicitario mantovano Dino Villani, ideatore tra l’altro del concorso che poi diventerà Miss Italia, venne un’idea. Perché non sfruttare gli stessi macchinari che la Motta utilizzava per produrre il panettone, per creare un nuovo dolce pasquale dalla ricetta molto simile? Fu così che nacque la colomba di Pasqua.

 

 

Gli ingredienti sono molto semplici, ma la procedura è laboriosa: per un primo impasto occorrono farina, acqua, latte e lievito. Il tutto dovrà essere lasciato lievitare per un paio d’ore.

Poi si passa al secondo impasto, durante il quale al primo andranno aggiunti farina, zucchero e burro, da far lievitare per un’ora e mezza.

Ora si passa al terzo impasto. Ingredienti: farina, burro, uvetta, uova, zucchero, sale, vaniglia e arance candite, da aggiungere al precedente impasto e da lasciar lievitare per 16 ore.

 

Dopodiché l’impasto si sistema nello stampo a forma di colomba. Si copre tutto con la glassa preparata con farina e amido di mais, albume, zucchero di canna, mandorle e (a volte) nocciole. Da guarnire alla fine con altre mandorle e granella di zucchero e infine cuocere in forno.

 

Ma una versione della Colomba esiste anche in Veneto. È una variante della fugassa o focaccia (termine  che, nella Serenissima, è stato sempre associato ai dolci) con la forma di una colomba. Gli ingredienti sono: farina, lievito madre, uova, zucchero, burro, miele, sale, vaniglia, burro di cacao, mandorle, nocciole ermelline, amido di mais e frutta candita.

 

Si impastano tutti gli ingredienti assieme per tre volte e si fa lievitare. Al termine, dopo un riposo di circa 45 minuti, si esegue la pezzatura “a colomba” e dopo oltre 10-12 ore di lievitazione si glassa il tutto con mandorle, nocciole ermelline, amido e albume quindi si inforna, ricorrendo poi anche alla granella di zucchero.

 

L’epicentro della focaccia e della colomba veneta è indubbiamente Verona. Se sull’antichità della prima non vi sono dubbi, secondo la leggenda nacque dall’estro di un fornaio trevigiano, che all’impasto del pane aggiunse pane, burro, uova e miele.

 

L’antichità della versione “a colomba” è già più incerta, ma pare che a Verona esistesse già alla fine dell’Ottocento. A dimostrazione che, anche prima dell’indiscutibile intuizione di Dino Villani, dolci a forma di colomba in Italia erano ben conosciuti.

 

Insomma miei cari lettori, l’idea di chi abbia creato prima la famosa “Colomba” non è ancora del tutto chiara! Fatto sta che rimane un  prodotto Made In Italy, per questo motivo dobbiamo essere orgogliosi.

Non ci resta che comprare uno di questi capolavori gastronomici e testarne la sua bontà!

 

Ne approfitto per ricordarvi che oggi, alle 18:30, sui canali social di Agorà Magazine avrò il piacere di fare una chiacchierata con Antonio Bellavia della pasticceria Vincenzo Bellavia, ed ideatore del format Don Cake, in cui parleremo dei dolci tipici pasquali e di tanti altri “gustosi” argomenti!

 

Di Gianluca Balestrieri[vc_row css=”.vc_custom_1586356200186{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1586514238512{border-top-width: 0.5px !important;border-right-width: 0.5px !important;border-bottom-width: 0.5px !important;border-left-width: 0.5px !important;padding-top: 20px !important;padding-right: 20px !important;padding-bottom: 20px !important;padding-left: 20px !important;background-color: #f6f6f6 !important;border-left-color: #cccccc !important;border-left-style: solid !important;border-right-color: #cccccc !important;border-right-style: solid !important;border-top-color: #cccccc !important;border-top-style: solid !important;border-bottom-color: #cccccc !important;border-bottom-style: solid !important;}”]

Top Five

 

La Colomba Foresta di Gay Odin

Morbido impasto con deliziosa copertura di cioccolato foresta, rami di cioccolato al latte lavorati a mano ricoprono la morbida Colomba. Un gusto intramontabile.

 

La Colomba al limoncello di Sal de Riso

L’unica Colomba al limone certificato e garantito con “limoni Costa d’Amalfi IGP”. Tutto il sapore della costiera amalfitana con i suoi aromi genuini di una tradizione eterna.

 

La Colomba con gocce di Cioccolato ‘Dolce Idea’ di Gennaro Bottone

Per chi non ama i canditi la golosissima Colomba con gocce di cioccolato di Gennaro Bottone è amata da tutti, grandi e piccini.

 

La Colomba artigianale della ‘Pasticceria Poppella

Una prelibatezza a più strati farcita con la segreta ricetta che rende speciali i famosi fiocchi di Neve. Una vera eccellenza!

 

La Colomba artigianale di V.Bellavia

Lievitazione naturale con lievito madre. Straordinaria sofficità. Canditi lavorati artigianalmente, burro fresco, bacche di vaniglia del Madagascar. Disponibile in varie versioni: Classica, al Cioccolato, Nutella, Pera e Cioccolato, senza Canditi, agli Agrumi, ai Cereali antichi con Pere e Noci, al Caffè.

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