Trump e Biden, scontro sul welfare

Dal welfare agli homeless. I falsi miti sull’America

Il welfare è uno dei temi caldi della campagna elettorale americana e i candidati in corsa alla Casa Bianca si scontrano senza esclusione di colpi bassi. Da una parte il democratico Joe Biden, che promette più tasse ai ricchi e alle aziende per favorire maggiori interventi di politiche sociali (reddito di cittadinanza ed assistenza sanitaria universale) per "un Paese più equo e solidale" dice. Dall’altra parte il presidente uscente Donald Trump, che conferma la politica economica adottata nei suoi primi quattro anni di governo, per creare dieci milioni di nuovi posti di lavoro. “Più lavoro e meno poveri” dice. Due facce di un Paese che sta pagando un costo altissimo causato dalla pandemia di Covid-19. Un refrain per una speculazione politica che fa del welfare il tema più penetrante tra gli elettori.

Il welfare è uno dei temi caldi della campagna elettorale americana e i candidati in corsa alla Casa Bianca si scontrano senza esclusione di colpi bassi.

 

Da una parte il democratico Joe Biden, che promette più tasse ai ricchi e alle aziende per favorire maggiori interventi di politiche sociali (reddito di cittadinanza ed assistenza sanitaria universale) per “un Paese più equo e solidale” dice.

 

Dall’altra parte il presidente uscente Donald Trump, che conferma la politica economica adottata nei suoi primi quattro anni di governo, per creare dieci milioni di nuovi posti di lavoro. “Più lavoro e meno poveri” dice.

 

Il Welfare negli USA

Due facce di un Paese che sta pagando un costo altissimo causato dalla pandemia di Covid-19. Un refrain per una speculazione politica che fa del welfare il tema più penetrante tra gli elettori.

 

Chi vive l’America, come chi sta scrivendo, sa che su questo tema si giocherà la partita del 3 novembre.

 

Ritengo quindi che potrebbe essere utile, con numeri alla mano, sfatare alcuni luoghi comuni che da sempre identificano l’America come il Paese che, in nome dei soli principi liberali dell’economia, dedica poca attenzione e scarse risorse a favore delle fasce deboli.

 

È sconosciuto ai tanti – e soprattutto oltreoceano – che da oltre 80 anni nella più grande democrazia dell’Occidente, è operativo un welfare plurimiliardario, che ogni anno è aggiornato ed incrementato a prescindere dall’appartenenza politica del governo vigente.

 

Le politiche sociali a stelle e strisce si basano su alcuni principali interventi politico-legislativi mirati all’assistenza abitativa, sanitaria e pensionistica.

 

Per l’anno in corso, il governo Trump ha stabilito un capitolo di spesa di 8,12 trilioni di dollari – 3 bilioni in più rispetto all’anno scorso – dedicato alle famiglie americane che hanno un reddito annuo inferiore alla media (63mila dollari ) e che rappresentano l’11,8 % della popolazione (dati censimento 2018).

 

È bene però, prima di entrare nei dettagli, sgomberare il campo da equivoci. Il concetto di welfare statunitense è diverso rispetto a quello europeo.

 

La tutela delle minoranze

La tutela e i benefici sono indirizzati principalmente ad alcune categorie sociali, che generalmente si identificano in gruppi di minoranza etniche (afroamericani, ispanici e indiano-americani) e che per ragioni storiche – che non staremo qui a discutere – appartengono spesso al più basso livello economico della società.

 

A prescindere dallo status economico, il governo americano tutela anche le mamme single con bambini piccoli, le donne abusate, i veterani di guerra e i malati con patologie fisiche e mentali croniche.

 

Pertanto si può parlare di un welfare riservato ai poveri o welfare in senso stretto, che affonda le sue radici nel lontano 1937, quando, a seguito della Grande Depressione, il Congresso americano – per la prima volta nella sua storia – approvò il Federal Housing Assistance (Programma Federale di Assistenza abitativa) per assicurare un tetto a milioni di famiglie che vivevano in uno stato di povertà assoluta.

 

Da allora le risorse dedicate sono state incrementate e oggi il programma è più noto come ‘Section 8 Program’, a cui possono accedere single, famiglie a reddito zero o al di sotto della soglia di povertà.

 

Il governo federale, attraverso gli Stati, contribuisce al pagamento dell’affitto dei beneficiari e secondo le esigenze dei singoli, il contributo può arrivare fino al 100%. Se lo stato di povertà è assoluto, sono contemplati anche i pagamenti per i consumi delle utenze.

 

 

Il programma SNAP

Grazie al programma SNAP Supplemental Nutrition Assistance Program i beneficiari possono avere diritto anche ad una carta di credito prepagata per l’acquisto di cibo e generi di prima necessità.

 

Qualificarsi per i contributi è semplice. La domanda, corredata di documentazione che evidenzia lo stato di povertà permanente o temporanea, deve essere inoltrate agli uffici federali di Section 8, dislocati in maniera capillare su tutto il territorio nazionale.

 

Nel 2019 oltre 6 milioni di famiglie americane sono state assistite grazie ai programmi miliardari del welfare che generalmente sono ulteriormente addizionati dai finanziamenti statali e amministrativi locali.

 

Cifre stratosferiche che comunque non soddisfano la richiesta, perché il problema abitativo rimane, soprattutto nelle metropoli, dove i fitti sono proibitivi per i più.

 

Un problema che però interessa soprattutto la classe media, di cui si parla poco in questa campagna elettorale.

 

L’assistenza sanitaria

Un altro tema di scontro politico tra i candidati alla Casa Bianca e spesso oggetto di speculazione politica è l’assistenza sanitaria. Il diritto alla salute è un problema storico che divide il popolo americano.

 

A differenza dell’Italia, il sistema sanitario americano è molto complesso e si compone sostanzialmente di una parte pubblica e di una parte privata, mentre l’assistenza ospedaliera in pronto soccorso è sempre gratuita per tutti i cittadini americani.

 

I programmi sanitari Medicaid, Medicare e Children’s Health Program sono sostenuti dai contribuenti, assicurano le cure mediche ai ceti meno abbienti, ai disabili, ai bambini (0/18) e agli anziani.

 

Per il resto della popolazione il diritto alla salute è un optional, ovvero dipende dalla disponibilità economica.

 

Il sistema si basa sulla vendita di polizze di assicurazioni private, i cui piani di copertura spesso hanno costi inaccessibili al ceto medio.

 

Nel 2019 il governo federale ha stanziato per il welfare sanitario in totale 1057 bilioni di dollari per assicurare ai più fragili le cure mediche, medicinali gratuiti, assistenza medico-infermieristica domiciliare ed ospedaliera, ricovero in ospedale e terapie.

 

I fondi federali sono gestiti dai singoli Stati a cui si aggiungono i proventi delle attività di milioni di fondazioni private caritatevoli.

 

Gli eventi per la raccolta di fondi a favore dei più deboli sono molto popolari e non perché gli americani siano particolarmente generosi ma in quanto il sistema fiscale consente ai contribuenti la detrazione dal reddito d’imposta di ogni singolo centesimo donato.

 

Obamacare

Dal 2010 inoltre il diritto alla salute è stato esteso a oltre 26 milioni di americani, grazie alla ‘Obamacare’, riforma sanitaria voluta dall’omonimo Presidente. Si stima che oggi più dell’ 80% degli americani detiene un’assicurazione sanitaria privata.

 

E mentre Trump, a fatica, ha “digerito” la Obamacare, Biden promette un piano sanitario universale e gratuito anche per gli immigrati irregolari.

 

In sintesi, nel più grande Paese capitalista dell’ Occidente, i programmi di assistenza del welfare smentiscono molti luoghi comuni che identificano l’America come madre/matrigna, ma la corsa alla Casa Bianca non consente particolari riflessioni e le politiche populiste possono catturare voti.

 

Se poi le elezioni presidenziali si svolgono dopo otto mesi di lockdown, in un clima di tensioni sociali, probabilmente i risultati elettorali stupiranno anche quelli più esperti, che oggi pubblicano numeri e statistiche per riempire e compiacere editori e sponsor dei giornali schierati.

 

Di Enza Michienzi

 

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