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Diritto all’aborto in America, il dibattito ipocrita degli schieramenti politici

Diritto all’aborto in America, si parla di vita e del diritto di scegliere delle donne, manifestazioni pro life anche negli stati dove vige ancora la pena di morte. L’acceso dibattito vede gli Stati Uniti divisi su un argomento che deve essere considerato un diritto umano, cosi come il diritto alla salute e a non essere discriminati.

Si parla di vita e del diritto di scegliere delle donne, manifestazioni pro life anche negli stati dove vige ancora la pena di morte.

 

Il diritto delle donne all’aborto ha già monopolizzato il dibattito politico in vista delle elezioni di Midterm del prossimo 9 novembre. I giudici conservatori della Corte Suprema con la decisione di abolire la storica sentenza Roe v. Wade, che per oltre 50 anni ha protetto il diritto all’aborto, hanno regalato una speranza di ripresa nei sondaggi al partito democratico. Un sospiro di sollievo per il presidente Joe Biden che fa i conti con una inflazione al 8.6%, una guerra in corso in Ucraina non apprezzata dagli americani e la corsa al rialzo del prezzo del petrolio. Il suo attuale indice di gradimento è ai minimi storici, 36%.

 

L’acceso dibattito vede gli Stati Uniti divisi su un argomento che deve essere considerato un diritto umano, cosi come il diritto alla salute e a non essere discriminati. Un tema però maldestramente manipolato per condurre l’opinione pubblica a schierarsi per un semplice SI o NO alla sentenza della Corte.

 

Mi chiedo come si sarebbe sviluppato il confronto tra i due schieramenti politici se l’America non fossa a 4 mesi dalle elezioni per il rinnovo di molti seggi al Senato e della Camera bassa. In questi giorni sono in pochi, politici e commentatori, intenti ad approfondire la discussione sul principio su cui si basano le 65 pagine scritte dalla più alta Corte americana: “La Costituzione degli Stati Uniti non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale”. Per chi ne avesse voglia pubblichiamo qui la versione integrale: LA SENTENZA. Il diritto all’aborto, quindi, non è costituzionalmente previsto ma delegato ai cittadini e ai loro rappresentati, ovvero ai singoli Stati.

 

Mi piace ricordare che a confortare la decisione dei 5 giudici conservatori c’è un precedente storico: la pena capitale e la costituzionalità. Nel 1976 la Corte Suprema, a seguito di una recrudescenza di violenza e vittime innocenti nel Paese, dichiarò costituzionale la pena di morte. Una sentenza non riconosciuta da molti governatori, difatti ad oggi in Usa è ancora in vigore solo in 31 Stati, come riporta la ONG internazionale Hand off Cain ( Nessuno tocchi Caino).

 

Nella ipocrisia generale del confronto politico sono in pochi a dire che alcuni Stati repubblicani negli ultimi cinquant’anni hanno legiferato in contrasto alla sentenza Roe v. Wade. Un esempio per tutti è il Texas. Nello stato dei cowboy  vige la più restrittiva legge mai approvata  negli Stati Uniti, che di fatto vieta l’interruzione di gravidanza dopo la sesta settimana, anche in casi di gravidanze derivate da stupri o incesti. Una beffa, molte donne neanche sanno di essere incinte a 1 mese e mezzo dall’ultimo ciclo mestruale.

 

Ma non basta, perché la verità è che negli States il tema dell’aborto non è mai stato affrontato seriamente; difatti una buona parte dell’America rurale è rimasta un vero e proprio “deserto dell’aborto”. La mancanza di strutture sanitarie dedicate, da sempre, ha costretto migliaia di donne ad affrontare lunghi e costosi viaggi per sottoporsi alla pratica chirurgica dell’aborto. Una realtà ignorata che continua anche in questi giorni.

 

È paradossale sentire parlare del diritto all’aborto con un semplice pro o contro, è un’offesa alle donne e alla loro dignità. Il tema è più complesso e va affrontato in maniera globale senza eludere programmi adeguati di politiche sociali a favore delle donne più vulnerabili, soprattutto quelle più giovani, di colore, immigrate e con redditi bassi.

 

C’è ancora silenzio sui temi dell’educazione sessuale e prevenzione, di centri medici e di accoglienza dedicati, del diritto al congedo di maternità e di strutture pubbliche come asili-nido e scuole materne gratuiti, anche con orari serali. L’aborto è un’esperienza drammatica per le donne ed è bene sapere che nessuna lo sceglie come metodo contraccettivo. In molti casi  le difficoltà di una società ostica, soprattutto alle mamme single, contribuisce ad una decisione cosi difficile e lacerante ed è per questo che bisogna pensare a costruire una società più accogliente per il nuovo nato e per la sua mamma.

 

Credo fermamente che chi propone  leggi restrittive per cancellare la pratica dell’aborto lo faccia in malafede, pienamente consapevole del contrario e disinteressato alle conseguenze. Chiudere i centri abortivi significa solo creare un mercato nero, senza adeguate assicurazioni sanitarie che mettono a repentaglio la vita della donna. Sono milioni le vittime nel mondo che muoiono per infezioni gravi a seguito di pratiche abortive medioevali.

 

Il movimento pro aborto è palesemente bipartisan pertanto auspico che in America finisca questo sciacallaggio politico sulla pelle delle donne. La procreazione in una società avanzata e civile deve essere cosciente e responsabile e lo Stato ne ha un ruolo fondamentale.

 

Di Enza Michienzi

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