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Per il Garante italiano Google Analytics è illecito in Italia: milioni di siti a rischio sanzioni

Google Analytics

L’uso di Google Analytics, il servizio gratuito che Google mette a disposizione degli utenti per monitorare il proprio sito web mostrando le statistiche e i dati relativi agli accessi degli utenti, è diventato illecito in Italia e a dirlo è il Garante per la protezione dei dati personali.

Google Analytics è illecito a causa del trasferimento dei dati personali all’estero e in particolare verso paesi privi «di un adeguato livello di protezione», come lo sarebbero gli Stati Uniti.

Google Analytics. Che cosa ha portato a questa nota del Garante?

Dopo aver ricevuto alcune segnalazioni, il Garante Privacy ha ammonito un’agenzia digitale che per alcuni progetti web, tra cui un magazine digitale, sfruttava le statistiche di Google Analytics, chiedendole di conformarsi alle previsioni del GDPR sul trattamento dei dati personali e dandole novanta giorni di tempo per adottare in particolare misure adeguate al trasferimento dei dati personali dei propri utenti all’estero, pena la sospensione dello stesso flusso.

 

Di conseguenza, il Garante ha richiamato tutti i gestori italiani di siti web e i loro titolari del trattamento a «verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics e ad altri servizi analoghi, con la normativa in materia di protezione dei dati personali».

I dubbi normativi del Garante

Come argomenta in modo approfondito Agenda Digitale, ci sono due ordini di problemi. Uno è di tipo formale: quando si utilizza Google Analytics per ottenere statistiche e dati riguardanti visite e attività sul proprio sito web è come se, di fatto, si stesse nominando Google LLC come titolare del trattamento dei dati personali in conformità all’art. 28 del GDPR, ma soprattutto, come scrive lo stesso Garante, «i gestori dei siti web che utilizzano Google Analytics raccolgono, mediante cookie, informazioni sulle interazioni degli utenti con i predetti siti, le singole pagine visitate e i servizi proposti.

 

Tra i molteplici dati raccolti, indirizzo IP del dispositivo dell’utente e informazioni relative al browser, al sistema operativo, alla risoluzione dello schermo, alla lingua selezionata, nonché data e ora della visita al sito web […] sono risultate oggetto di trasferimento verso gli Stati Uniti».

 

In sintesi, secondo il Garante italiano, gli Stati Uniti non possono essere considerati tra quei paesi in cui lo stesso trasferimento di dati avvenga in maniera sicura, in quanto sussiste «la possibilità, per le Autorità governative e le agenzie di intelligence statunitensi, di accedere ai dati personali trasferiti senza le dovute garanzie».

Il panorama europeo

Quello italiano non è assolutamente un caso isolato. Infatti, su una questione simile, ma rispetto al trattamento dei dai del Gruppo Meta (Facebook e Instagram), si era già espressa in maniera identica la corrispondente authority irlandese, mentre direttamente sulla questione di Google Analytics, prima del Garante Privacy italiano si erano espressi le autorità di controllo austriaca e francese e l’EDPS, ossia il Garante europeo della protezione dei dati.

Le soluzioni

Da quanto si evince dalla nota, per almeno altri novanta giorni non ci sarà alcun “ban” del servizio. Tuttavia, per evitare qualsiasi sanzione, entro novanta giorni e finché non ci sia un chiarimento e si arrivi ad un nuovo accordo, condiviso ed accettato anche dal Garante italiano, probabilmente la soluzione più sicura per i gestori di siti web in Italia è eliminare temporaneamente il tracciamento degli utenti tramite Google Analytics.

 

Di Annalisa Vernetti

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