Fondazione Santobono

Fondazione Santobono Pausilipon Onlus

Durante una fase di emergenza come quella attuale, in cui alle attività ospedaliere ordinarie si sommano anche le tante difficoltà derivanti dalla pandemia, risultano più che mai preziose tutte le competenze e le risorse a sostegno dei medici, così come dei pazienti e delle famiglie che li seguono, maggiormente ancora se si tratta di bambini. Ed è proprio con questa precisa mission che opera infatti la Fondazione Santobono Pausilipon.

Assistenza sociosanitaria, ricerca e formazione no profit per supportare i pazienti pediatrici e le loro famiglie.

Durante una fase di emergenza come quella attuale, in cui alle attività ospedaliere ordinarie si sommano anche le tante difficoltà derivanti dalla pandemia, risultano più che mai preziose tutte le competenze e le risorse a sostegno dei medici, così come dei pazienti e delle famiglie che li seguono, maggiormente ancora se si tratta di bambini. Ed è proprio con questa precisa mission che opera infatti la Fondazione Santobono Pausilipon, creata nel 2010 sulla scia di quanto già sperimentato in altri ospedali pediatrici italiani come il Meyer di Firenze, il Gaslini di Genova, il Bambin Gesù di Roma o il Burlo Garofolo di Trieste.[vc_row css=”.vc_custom_1608552724000{margin-top: 20px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25778″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1613398679203{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]

Le attività della Fondazione Santobono Pausilipon

«Noi siamo nati per iniziativa dei due soci fondatori pubblici, che sono Azienda Ospedaliera e Regione Campania – ci dice subito la direttrice della fondazione, Flavia Matrisciano -. Questo ci pone al centro delle attività ospedaliere e fa della fondazione lo strumento privilegiato per il miglioramento della qualità di vita del piccolo ricoverato e naturalmente di chi lo accompagna».

 

Numerose ed estremamente differenziate le attività della fondazione, che spaziano dalle borse di studio per giovani laureati, alla realizzazione di aree gioco per i bambini che si trovano nei reparti e all’acquisto di moderne attrezzature per la diagnosi veloce. «Siamo impegnati anche nel finanziamento di progetti di ricerca – prosegue la direttrice -, che sono promossi dalla nostra direzione strategica generale (un board congiunto fra Santobono e Pausilipon, ndr) e si svolgono in ospedale e con i nostri pazienti, ma anche attivando collaborazioni, come accaduto ad esempio con la Federico II o l’Università Vanvitelli». [vc_row css=”.vc_custom_1608553777722{margin-top: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]

Il supporto alle famiglie

Un servizio particolarmente prezioso è quello di supporto alle famiglie dei bambini ricoverati. «La famiglia è per noi parte integrante del percorso di cura – spiega la Matrisciano -. Dietro segnalazione dei medici, che ci indicano i casi più complicati, noi prendiamo in carico almeno uno dei due genitori dei bambini lungodegenti che arrivano da fuori città o anche da altre regioni. Per questo disponiamo di alcuni appartamenti nei quali ospitiamo gratuitamente anche tutto il nucleo familiare, quando necessario, durante il periodo più o meno lungo della cura.

 

Ancora, per i genitori dei bambini che si trovano nei due reparti ad alta cronicità del Santobono, ovvero la terapia intensiva neonatale e la rianimazione, esistono due family room, con stanze dotate di bagni, sala accoglienza e cucina comune. Mentre al Pausilipon, c’è anche un hospice dove trovano accoglienza i genitori dei bambini che ricevono cure palliative.

 

Fondazione Santobono

 

Inoltre, abbiamo predisposto anche corridoi umanitari con altre nazioni, come la Siria o il Venezuela, e in generale con altri paesi dai quali arrivano su richiesta specifica piccoli pazienti, soprattutto per la neurochirurgia o l’oncologia, e per le cui famiglie assicuriamo gratuitamente sia l’alloggio che il vitto».

 

Oltre a queste, che costituiscono il nucleo principale delle attività della fondazione, ce ne sono altre che invece sono iniziate nel corso dell’ultimo anno, per far fronte all’emergenza coronavirus. Come nel caso del trasporto sicuro dei pazienti dalle abitazioni all’ospedale, predisposto proprio durante il primo lockdown, mediante un pulmino affidato ad un operatore opportunamente addestrato al rispetto delle norme anti-contagio. Servizio questo rivelatosi decisivo per molti bambini, sottoposti ad esempio a chemioterpia, che non avrebbero mai potuto restare a casa interrompendo i trattamenti.

 

E ancora, non è mancato il sostegno economico, attraverso la distribuzione di buoni pasto, per alcuni genitori rimasti senza lavoro a causa delle chiusure prolungate. 

L’impegno dei volontari

Non va dimenticato inoltre che gran parte delle attività della Fondazione Santobono Pausilipon si poggia sull’impegno dei volontari.

 

«Sono una risorsa imprescindibile – conferma infatti la direttrice -, tanto più che noi abbiamo scelto di limitare la struttura dei dipendenti, per devolvere gran parte dei nostri fondi alle attività operative. Collaboriamo anche con tutte le altre associazioni che lavorano con entrambi gli ospedali, e che sono fondamentali per il sostegno alle famiglie. D’altra parte il nostro compito primario è quello di integrare l’attività di cura in senso stretto “umanizzando” i reparti e rallegrando gli ambienti, per creare un contesto generale il più possibile favorevole».[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25786″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1613399515248{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”25785″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1613399523869{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row css=”.vc_custom_1608553768389{margin-top: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Uno dei progetti più innovativi della fondazione, realizzato in collaborazione con il CNR, è certamente quello di un esoscheletro in materiale plastico, stampato in 3D, che in caso di fratture sostituisce il gesso tradizionale e permette ai bambini di fare il bagno a mare o in piscina, con ricadute positive evidenti sulla gestione degli infortuni. E questa stessa tecnologia, la reverse engineering e additive menufactoring, ha permesso anche di sviluppare di dettagliati prototipi in tre dimensioni per la progettazione degli  interventi chirurgici. 

L’assistenza domiciliare

Ma l’ambizione maggiore resta quella di consolidare l’assistenza domiciliare. «Il percorso è già avviato – conclude Flavia Matrisciano -, ad esempio attraverso la telemedicina. Ma l’idea è quella di portare sempre di più l’ospedale a casa del bambino. Ciò offrirebbe il triplice vantaggio di proteggere i pazienti più fragili, decongestionare gli ingressi nelle strutture, semplificando così anche il controllo preventivo in chiave Coronavirus, e soprattutto permetterebbe di facilitare il percorso di cura tramite una diagnostica portatile, in tutte quelle circostanze in cui il ricovero non è indispensabile.

 

Nel lungo periodo inoltre abbiamo intenzione di insistere nel sostegno della ricerca. Perché i bambini reagiscono molto bene alle terapie, e quindi nostro compito è fornire loro cure sempre più specifiche e le maggiori opportunità di guarigione». 

 

Di Giovanni Aiello

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