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Rosa Pietra Stella, Sannino: “Nel mio film racconto un mondo che non cambia, senza giustizia sociale”

Rosa Pietra Stella

Il regista alle prese con il primo lungometraggio di “finzione”, applaudito alla Premiere mondiale dell’International Film Festival di Rotterdam lo scorso gennaio, mostra il difficile legame tra una madre e una figlia in una città inospitale, che non lascia una via di fuga.

L’ispirazione di Buñuel

Il difficile rapporto tra madre e figlia in una Napoli che custodisce il fascino maledetto di una metropoli proibita, una città che seduce e abbandona come “un oscuro oggetto del desiderio”, prendendo in prestito il titolo di una pellicola di Luis Buñuel.

 

Qui in una terra di confine, in un non-luogo di fatto, il sistema sociale si fonda sul precariato e sull’ingiustizia. Le istituzioni vacillano, non c’è spazio per la scelta e per il riscatto. Per cercare la redenzione bisogna passare per il peccato, per la mortificazione e la mercificazione del proprio corpo.

‘Rosa Pietra Stella’: la voce di Marcello Sannino

Nel primo lungometraggio di “finzione” ‘Rosa Pietra Stella’ del regista napoletano Marcello Sannino, prodotto da Parallelo41, Figli del Bronx e PFA, la ricerca di un equilibrio e la resistenza di fronte alle avversità rappresentano un pilastro portante della storia.

 

«Volevo confrontarmi con qualcosa di nuovo, di diverso. Quando realizzi un documentario devi “rientrare” in spazi che non hai scelto, devi adattarti avendo una mente aperta rispetto a quello che ti capita. Le sorprese non mancano. Il film è meno sorprendente da questo punto di vista, è più strutturato. C’è un copione, la gestazione è lunga, le attese infinite. Quando inizia a prendere forma grazie alla capacità e alla spontaneità degli attori diventa qualcosa di magico», racconta ad Agorà Magazine Sannino.

La storia di Carmela

Carmela (Ivana Lotito, Gomorra, Il Grande Spirito) è una trentenne che tira a campare arrangiandosi con lavoretti precari: posa nuda per i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti e veste i panni di una hostess. Un giorno comincia a fare affari per conto di un avvocato con gli immigrati clandestini.

 

E siccome è poco presente per la figlia Maria (Ludovica Nasti, L’amica Geniale), bambina ribelle di undici anni che le assomiglia, cerca di rimediare agli errori facendone altri spinta dal contesto in cui vive.

 

 

Lungo il cammino incontra un uomo buono e sensibile, interpretato dall’attore belga di origini italiane Fabrizio Rongione (Rosetta) portato alle luci della ribalta dai fratelli Dardenne.

 

Tarek è una maschera tragica, un quarantenne algerino che viene travolto nella lotta della protagonista per la sopravvivenza, e ha molto in comune con lei: è un “invisibile”, e nonostante viva da vent’anni a Napoli e gestisca una attività onesta, resta sempre un immigrato, una persona esclusa dal tessuto sociale.

«Carmela fugge dalla sua città, Portici, perché si sente giudicata dalla famiglia e dagli amici – continua Sannino -. Si ribella alla sua condizione e cerca di trovare la sua strada. Ma rimane ai confini della città, si sposta tra Porta Capuana e la stazione di piazza Garibaldi, in una zona di frontiera.

 

É una clandestina con un destino forse già segnato. Ma non le manca la speranza. Questo personaggio racconta un mondo immobile, senza giustizia sociale. Per scriverlo mi sono ispirato alla vita di una mia amica e alle donne raccontate in ‘Vivre sa vie’ di Jean-Luc Godard, in ‘Gloria’ di John Cassavetes ed in ‘Rosetta’ dei Dardenne».

Sola contro tutti

La società statica è rappresentata attraverso uno sguardo femminile attento e delicato, senza pedanterie intellettuali. Con uno stile semplice e asciutto – si vede tutta l’esperienza del regista nei documentari – con campi lunghi e stretti che mostrano lo stato d’animo delle figure che appaiono sullo schermo. La protagonista è sola in lotta contro tutti, viene sfrattata dalla casa dove vive con la madre Anna (Imma Piro) e Maria, “tradita” dagli affetti, dalla Chiesa, dalla scuola e dallo Stato.

 

Incontra uomini che si approfittano di lei, agisce nell’illegalità. Il suo sembra un futuro già scritto eppure le circostanze non riescono a piegarla, a farla appassire come una rosa perché lei è dura come una pietra (il titolo del film si ispira ad un verso del famoso brano di Sergio Bruni ‘Carmela’).

 

Non si ferma, si muove nel disperato bisogno di conquistare uno spazio fisico e psichico che le è stato negato e che le appartiene.

 

Di Francesca Saccenti

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