Vesuvio

Il sonno infinito del Gigante di Napoli

“In gran fretta si diresse là, da dove gli altri fuggivano, navigando diritto e tenendo il timone verso il luogo del pericolo con animo così impavido da dettare o annotare egli stesso ogni nuova fase e ogni aspetto di quel terribile flagello. […] Intanto su più parti del Vesuvio risplendevano larghe strisce di fuoco e alti incendi, il cui bagliore e la cui luce venivano aumentati dall'oscurità della notte”.

“In gran fretta si diresse là, da dove gli altri fuggivano, navigando diritto e tenendo il timone verso il luogo del pericolo con animo così impavido da dettare o annotare egli stesso ogni nuova fase e ogni aspetto di quel terribile flagello. […] Intanto su più parti del Vesuvio risplendevano larghe strisce di fuoco e alti incendi, il cui bagliore e la cui luce venivano aumentati dall’oscurità della notte”.

 

Così Plinio il Giovane racconta in una lettera a Tacito l’eroica impresa dello zio Plinio il Vecchio, nel suo tentativo di salvare amici e compaesani durante la famosa eruzione del 79 d.c., la stessa che ha reso celeberrimi comuni come Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti per gli scavi archeologici. È grazie alla lava del Vesuvio se quelle testimonianze si sono conservate fino ad oggi.[/vc_column_text][vc_single_image image=”23071″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1582719705163{margin-top: 20px !important;}”][vc_column_text]

Una storia di 400mila anni

Una storia di 400mila anni quella del Vesuvio, il cuore pulsante di Napoli. Pulsante, sì, perché quel grande gigante che si comincia a intravedere, quando ci si avvicina al capoluogo partenopeo, è ancora vivo ed è anche giovane.

 

Se lo paragonassimo a un essere umano potremmo dire che siamo davanti a un ragazzino di 13 o 14 anni”  dice Stefano Vergaglia, da dieci anni guida ufficiale del Parco Nazionale del Vesuvio e membro dell’associazione Vesuvio Natura da Esplorare attiva dal 2013 nell’organizzazione dei tour e nell’educazione ambientale nelle scuole del territorio.

 

Con i suoi 1281 metri di altezza e un cratere profondo 300 metri, 906 specie vegetali e altrettante animali, il Vesuvio è uno dei luoghi più suggestivi e affascinanti. “Un distruttore lo è stato durante le sue eruzioni più violente, ma la sua lava ha arricchito la Campania Felix rendendola uno scrigno di biodiversità, fertile, e un posto unico al mondo dal punto di vista enogastronomico”. Poco importa se è dormiente e se davvero può risvegliarsi da un momento all’altro. L’attaccamento alle radici e al territorio è un qualcosa che brucia nell’animo dei napoletani.

 

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Il gigante Vesevo

Proprio come bruciava d’amore, secondo la leggenda, il gigante Vesevo.

Era innamorato della ninfa Leucopetra, già amata da Sebeto il quale pianse tanto per non poter avere anch’egli Leucopetra. Dalle sue lacrime nacque un fiume poi misteriosamente scomparso nel corso dei secoli. Per il suo amore verso la ninfa, Vesevo fu condannato a vivere nel sottosuolo della montagna di fuoco, mentre Leucopetra fu trasformata  in Pietra Bianca, rinominata poi Pietrarsa odierna località vesuviana. E ogni volta che poteva, Vesevo allungava le sue braccia per tentare di raggiungere la sua amata sotto forma di colate di lava. Fu così che nacquero le eruzioni, circa trentasei dopo quella del 79 d.c. “D’altronde il legame tra Vesuvio e lava è insito nel nome stesso” – spiega Stefano. “Ves in lingua etrusca significa fuoco mentre il termine lava lo abbiamo inventato noi“.[/vc_column_text][vc_single_image image=”23074″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1582720277699{margin-top: 20px !important;}”][vc_column_text]

Storia, leggenda e natura

Fu il geologo napoletano Francesco Serao a usarlo per la prima volta in uno scritto sull’eruzione del 1737, per indicare questo fiume di pietra che, ad ogni colata, lava via tutto riportandolo alle sue origini e favorisce le ricolonizzazioni dando vita ad alcune specie di piante che seguono le cicliche eruzioni del vulcano. E si può ancora vedere oggi il percorso lasciato dalla lava dell’ultima eruzione, quella del 1944.

 

Così come si può ancora udire il grido di battaglia di Spartaco quando, durante la sua rivolta trovò rifugio presso il gigante di Napoli, teatro di scorribande del brigante Antonio Cozzolino, detto Tonino ‘o Pilone, secoli dopo quando dal 1860 al 1865 tenne sotto scacco le truppe piemontesi.

 

Storia, leggenda e natura si intrecciano e proseguono insieme lungo i percorsi alla scoperta del vulcano, molti dei quali organizzati dall’Associazione Vesuvio Natura da Esplorare. “Percorsi che hanno come obiettivo anche quello di educare i ragazzi perché è a quell’età che bisogna iniziare ad essere consapevoli dell’importanza del rispetto per il proprio territorio“.

 

Di Ludovica Criscitiello[/vc_column_text][vc_gallery type=”image_grid” images=”23073,23072,23075″ css=”.vc_custom_1582720312897{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column][/vc_row]

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