Confcommercio Campania, cosi’ riparte il futuro

Di Emanuela Vernetti

Intervista a Massimo Vernetti, Presidente Quik No Problem Parking e AiPark e Giacomo Errico, Commissario Confcommercio Campania e Presidente Fiva

Nel 2017 Confcommercio in Campania si è trovata a fronteggiare una grave situazione finanziaria che ha portato al commissariamento dell’associazione cittadina dei commercianti. Che scenario ricorda di quel periodo e come è cambiato nel tempo? 

ERRICO: Quando siamo arrivati regnavano lo sconforto e la desolazione tra i dipendenti. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a lavorare. L’obiettivo è stato ed è quello di ottimizzare e centralizzare i servizi, perché Napoli merita una Confcommercio ad alti livelli, un fiore all’occhiello. Sto mettendo in piedi una grande squadra vincente, come la Vecchia Signora, anche se forse non dovrei dire che sono juventino.  

VERNETTI: Il quadro di pochi anni fa era deprimente, per noi imprenditori Confcommercio in Campaniaera una landa desolata senza speranza. Poi c’è stato il miracolo che nel giro di pochi anni ha stravolto questo mondo amorfo che aveva perso la sua forma originaria. Oggi il panorama è più rassicurante, è stata imboccata la strada giusta e si respira finalmente un clima di gran fervore che mi rende fiducioso per il futuro. 

 

Secondo l’indagine del 2018 di Confcommercio-GfK sui fenomeni criminali il 26% degli imprenditori italiani avverte meno sicurezza per la propria attività rispetto all’anno scorso, soprattutto al Sud (in Campania al 28%). Cosa bisogna fare perché questa percezione diminuisca? 

ERRICO: Napoli è una città meravigliosa, però qualcuno deve investire nella cultura della legalità. Io sono pugliese, c’è una barzelletta famosa a Cerignola: «Metà degli abitanti sono delinquenti e l’altra metà sta studiando per diventarlo». Ovviamente si scherza però è una freddura che mi fa pensare che la priorità è cominciare a educare i nostri figli, a insegnare loro che legale è bello, questo è di sicuro uno dei primi passi per fare in modo che con il tempo lo scenario cambi. Bisogna investire in sicurezza con l’aumento delle forze dell’ordine sul campo e ci vuole la certezza della pena. Chi denuncia deve essere tutelato.  

VERNETTI: Uno dei maggiori problemi che si riscontra a Napoli è che ormai siamo abituati a tollerare l’intollerabile. Per i napoletani è diventato quasi normale comprare da chi vende abusivamente per strada, assistere a chi fa uno scippo, siamo talmente assuefatti da questo modus operandi che non ci vediamo più nulla di strano. Dobbiamo far sentire la nostra voce, denunciando prima di tutto. Bisogna educare la cittadinanza alla legalità per far capire, anche alle nuove generazioni, che esiste un mondo diverso fatto di persone che ogni giorno lavorano onestamente. 

 

Sono numerosi gli episodi di commercianti aggrediti durante le rapine, lei crede che sia giusto dotarsi di un’arma per difendersi? 

ERRICO: Non credo che per fare dignitosamente il proprio lavoro ci si debba armare di una pistola, la legalità non spetta ai commercianti. Bisogna però aumentare la sicurezza nelle città italiane, sia in centro che nelle periferie. Ad esempio via Toledo è considerata una delle vetrine di Napoli, mentre il quartiere di Scampia è lasciato nel degrado. Da dove nasce questa discriminazione? Non facciamo una Napoli di serie A e una di serie B, la legalità deve essere diffusa in tutti i quartieri senza differenze: se non si curano i sintomi il raffreddore può diventare bronchite.   

VERNETTI: Non trovo nulla in contrario a chi difende la propria attività, ma deve essere capace di farlo. Non si può fronteggiare un criminale che è abituato a sparare con un’arma che magari non si sa tenere in mano. Si rischia sempre il peggio. I commercianti non possono farsi giustizia da soli. Recentemente ci sono stati numerosi episodi di violenza nel quartiere Vasto di Napoli, episodi che rappresentano un campanello di allarme e ci fanno comprendere quanto ci sia bisogno di legalità e sicurezza. Non possiamo permettere che la tolleranza porti alla degenerazione. 

 

Se un giovane decidesse di investire in Campania consiglierebbe di lasciar perdere o di insistere nonostante le difficoltà? 

ERRICO: C’è una bellissima canzone dal titolo Bugiardi Noi di Umberto Balsamo che dice: «Credere in quel che fai, in fondo è facile. Fare ciò in cui credi, sai, è più difficile». Quello che voglio dire ai giovani è di impegnarsi perché nella vita nessuno ti regala nulla. Coloro che incolpano la crisi non devono piangersi addosso. Si cerca sempre una foglia di fico per mascherare delle inefficienze, quando invece bisogna avere la forza di mettersi in gioco senza arrendersi alle prime difficoltà.   

VERNETTI: Adoro questa città, dò il sangue a questa città e morirò in questa città, è il mio editto di vita. E come me ci sono tanti imprenditori che ogni mattina si svegliano e con orgoglio portano avanti la propria attività. Quasi come un richiamo della foresta, tutti insieme per un obiettivo comune. Ed è proprio l’impegno di queste persone che rende grande Napoli. Da questi esempi i giovani dovrebbero trarre ispirazione per investire, per portare avanti il proprio sogno imprenditoriale. 

 

Tre ingredienti per continuare il processo di sviluppo di Confcommercio Campania? 

ERRICO: Ci deve essere una classe dirigente che faccia imprenditoria vera, che abbia la passione e il sogno di portare Confcommercio Campania ai livelli che merita. Coloro che assumeranno questo ruolo dopo di me devono dimostrare di essere leali nei confronti di commercianti e imprenditori. Napoli merita una Signora Confcommercio, non si deve dare spazio – e qui mi permetto la stilettata – a finte associazioni ad hoc nate per creare posti di potere, per occupare poltrone. Noi di ConfcommercioCampania siamo pronti: occhio che stiamo arrivando!  

VERNETTI: Credo che il sentimento muova il mondo e se è unito alla rabbia e alla indignazione può diventare un motore per cambiare la situazione che stiamo vivendo. Questo discorso vale per il processo di sviluppo di Confcommercio Campania, ma può riguardare anche in generale l’imprenditoria campana che deve svegliarsi. Poi c’è la caparbietà, l’ostinazione di fare di tutto per migliorare e migliorarsi, se c’è questa dote il successo diventa possibile. Terzo ingrediente fondamentale è la capacità di convogliare le energie, di fonderle per dirottarle verso il raggiungimento di obiettivi.