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Agorà Report USA

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I direttori delle testate giornalistiche di Italia Report USA, Enza Michienzi e di Agorà Magazine, Emanuela Vernetti raccontano il nuovo progetto editoriale.

 

Italia e Florida, due mondi simili quanto diversi, che trovano un legame, un punto di connessione attraverso il nuovo progetto di gemellaggio oltreoceano dal titolo Agorà Report USA, da un’idea di Annalisa Vernetti.

Agorà Magazine racconta le mille sfumature italiane con gli occhi puntati sulle eccellenze del Bel Paese, Italia Report USA abbraccia l’attualità con notizie a stelle e strisce made in Florida.

 

Insieme ogni due settimane i due siti si scambieranno articoli e storie, spesso lontane dai riflettori. Un ambizioso obiettivo che vede in primo piano i direttori delle testate Emanuela Vernetti ed Enza Michienzi pronte per raccontare realtà poco conosciute in grado coinvolgere il lettore attraverso uno stile moderno e accattivante, soprattutto grazie al marchio dell’affidabilità.

 

Un ponte che corre via web attraverso due continenti, l’Europa e gli Stati Uniti. Qual è la mission del gemellaggio tra Agorà Magazine e Italia Report USA?

Enza Michienzi: Credo fermamente nella collaborazione e nella condivisione di nuove idee in grado di arricchire l’informazione. Il filo diretto tra Italia e Florida deve essere un punto di partenza, un inizio per avvicinare due realtà attraverso contenuti originali ed inediti, notizie di nicchia che non occupano le prime pagine di giornali nazionali e internazionali, ma che possano suscitare interesse nei nostri lettori residenti all’estero.

 

News di attualità, di cultura, di spettacolo, storie a lieto fine che altrimenti resterebbero nell’oblio. Vogliamo essere l’altra faccia della medaglia, lo specchio di una società che merita le luci della ribalta.

 

Emanuela Vernetti: Riuscire ad allargare l’orizzonte dell’informazione giornalistica, con notizie di prima mano, selezionate ed elaborate proprio da chi vive sul posto, soprattutto se è oltreoceano. Un pomeriggio mia cugina Annalisa, che ha tenuto fin dall’inizio a questo progetto, mi ha detto: «Sai che in Florida sono stati allestiti 91 campi medici per sottoporre la popolazione al tampone per il Covid -19 e persino l’Hard Rock Stadium è stato requisito dalle autorità per questo scopo?».

 

E no. Non lo sapevo. Lo aveva letto proprio su Italia Report USA. Notizie del genere non sono solo delle semplici curiosità ma ci aiutano anche a guardare con occhi diversi quello che accade in casa nostra.
In un mondo sempre più interconnesso, dove abbiamo imparato a nostre spese, in tempi di pandemia, che anche la salute e i destini delle diverse nazioni sono sempre più interdipendenti, fornire un’informazione sempre più onnicomprensiva, approfondita e non limitata ai confini geografici è un dovere oltre che un’opportunità.

 

Qual è il legame che collega le metropoli di Napoli e Miami?

Enza Michienzi: Il legame è il mare, qui c’è l’oceano, in Campania il Mediterraneo. La Florida è ‘The Sunshine State’, lo Stato del sole, un aspetto che la rende simile a Napoli. Il clima e l’allegria delle persone sono un fattore comune.

 

Emanuela Vernetti: Miami è una città di porto come Napoli. C’è chi va e chi viene. Il mare apre gli orizzonti, incrocia i popoli in un melting pot non solo economico ma anche culturale. Tante prospettive in un solo luogo. Un’occasione rara.

 

 

Il progetto nasce durante il Covid 19, in questo momento così delicato come sta cambiando il mondo dell’informazione?

Enza Michienzi: La comunicazione fuorviante resiste anche alle pandemie e va abolita. Italia Report USA si fonda sul concetto di stampa libera, si autofinanzia, non tutti i giornali possono dire lo stesso. I giornalisti che sono abituati a non rispettare il codice deontologico continuano e continueranno a farlo anche in futuro.

 

Emanuela Vernetti: Credo che soprattutto in questo periodo il mondo del giornalismo si stia interrogando sull’autorevolezza che ha progressivamente perso agli occhi dei lettori. Le bufale che in questo periodo hanno avuto un incremento esponenziale ormai circolano sui social e sui gruppi whatsapp con la stessa credibilità di un articolo del New York Times o del Corriere per dirne una.

 

E questo, mai come oggi costituisce un vero e proprio pericolo sociale. Immaginate se si diffondesse una bufala che suggerisca di non lavarsi le mani con il sapone o di non rispettare una qualsiasi altra norma igienico-sanitaria o di distanziamento sociale a cui dobbiamo adeguarci in questo periodo.

 

L’unico modo che abbiamo noi giornalisti per combattere questa deriva è interrogarci sul nostro ruolo sociale e rispettare un patto di responsabilità con il lettore, una sorta di giuramento di Ippocrate come lo ha definito Myrta Merlino per assicurare sempre un’informazione ancora più chiara, verificata e mai di parte. Il Codice deontologico deve essere ancora di più oggi la nostra Bibbia.

 

In tempi di quarantena si registra un forte aumento di siti internet “contraffatti”, di domini che vengono utilizzati per pratiche di phishing o per installare malware all’interno di dispositivi digitali e di bufale. Come si fa a riconoscere una sana e corretta informazione evitando piattaforme ed articoli fake?

Enza Michienzi: Ogni lettore si deve sempre porre in modo critico di fronte ad un articolo pubblicato: quando si ha il minimo dubbio, come consigliava la mia professoressa di Filosofia al liceo, bisogna ricercare la verità consultando numerose fonti, anche appartenenti a idee politiche diverse. Solo a quel punto si avrà una visione più corretta e completa della notizia.

 

Emanuela Vernetti: Il problema è talmente serio che il governo ha istituito una task force contro le fake news sul coronavirus. Ma ne esistono tanti di progetti di Fact-checking, anche indipendenti, cioè di verifica dei fatti che è quello che dovrebbe sempre fare un giornalista: verificare le fonti, controllo dei fatti e delle affermazioni. È un vero e proprio lavoro. Chi non ha voglia di farlo potrebbe semplicemente approfondire, leggere più fonti, verificare l’autorevolezza di chi diffonde la notizia e porsi delle domande. Quelle non dovrebbero mai mancare.

 

La pandemia passerà, è possibile fare una previsione di quale sarà lo scenario futuro del mondo del giornalismo?

Enza Michienzi: Il rischio è che la crisi che stiamo vivendo con le lacrime agli occhi si possa ripercuotere anche sull’intero settore. Il cartaceo si trova già da tempo in un periodo di grande difficoltà ed aumenteranno le persone che non potranno più permetterselo, resisteranno, invece, i siti online. La paura più grande è che si tenti di svendere l’informazione per sopravvivere.

 

Emanuela Vernetti: Io spero che si recuperi il senso vero della figura del giornalista come “watchdog” cioè come cane da guardia del potere. Finita la pandemia, con tutti i limiti e le restrizioni rese necessarie dal periodo eccezionale che stiamo vivendo, attraverseremo un periodo molto delicato per il recupero di tutti i crismi della democrazia e delle libertà personali. Lì sarà il vero banco di prova del giornalismo.

 

Di Francesca Saccenti

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