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Un nuovo San Paolo. Un’opportunità per la città

Quest’ultima volta sembrava veramente che la Società Calcio Napoli volesse organizzare le sue partite interne in altra città e che volesse costruirsi un proprio stadio in un altro comune della provincia di Napoli. Ma ahimè, anzi ahinoi, era solo una tappa della schermaglia con il Comune di Napoli per strappare una più economica concessione d’uso della struttura e condizioni contrattuali tali da consentire la riduzione del S. Paolo  a soli 30mila posti e la destinazione di tutti gli altri spazi interni, ma anche quelli esterni allo stadio, già in parte sottratti alle piazze adiacenti, a più lucrose e continue attività commerciali al  centro, o quasi, della città. Ora invece si attendono i contributi e le ristrutturazioni dello stadio per effetto delle Universiadi e anzi le si sfruttano anche per negare gli abbonamenti ai tifosi che ancora credono di assistere a una attività sportiva e non a una mera impresa commerciale che la utilizza solo a fini speculativi, prettamente economici, vedi ultima (e non solo), campagna acquisti giocatori.  

Quel che serve, invece, è un nuovo stadio, essendo il San Paolo ormai superato e obsoleto, e il rapporto tra il Comune e la SSCN irrimediabilmente compromesso a causa delle continue e veementi diatribe.  Certo, l’impianto di Fuorigrotta è un luogo fortemente simbolico per i tifosi che lì hanno vissuto gioie indimenticabili e, purtroppo, anche dolorose sofferenze. Ma è anacronistico e totalmente incompatibile con il contesto territoriale che lo ospita, oltre che essere inadeguato rispetto ai canoni di modernità, accoglienza e sicurezza insiti negli impianti di nuova generazione. 

La delocalizzazione dello stadio sarebbe un vantaggio per tutti. Innanzitutto per la Società Calcio Napoli che potrebbe, finalmente, realizzare una struttura di moderna concezione, polifunzionale, con diverse attività commerciali aperte per l’intera settimana e capaci, quindi, di assicurare ulteriori guadagni a quelli strettamente connessi alle partite di calcio e al merchandising. E senza più la preoccupazione di dover temere che manifestazioni extra sportive possano nuocere al manto erboso e alle strutture. Un nuovo stadio, più sicuro, comodo, coperto, magari anche riscaldato nei periodi invernali, con gli spalti a ridosso del campo e in grado di garantire una visuale ottimale da qualunque settore, a misura delle famiglie e con bagni decenti sarebbe accolto con entusiasmo anche dai tifosi costretti, sinora, a guardare le partite in un “tempio” decadente. Ad avvantaggiarsi di questa delocalizzazione sarebbe pure l’intera area flegrea costretta a vivere in un vero e proprio stato d’assedio, quando è in programma una partita di calcio (non solo quelle di cartello) o un evento di spettacolo (i concerti) allo stadio San Paolo. Senza considerare che  l’impianto di Fuorigrotta potrebbe tornare disponibile per le altre discipline sportive, visto che il Collana è stato privatizzato.      

Naturalmente, l’efficacia e la funzionalità di questa soluzione richiede il rispetto di imprescindibili condizioni. Cioè, l’area extraurbana che ospiterà il nuovo impianto dovrà essere dotata di adeguati servizi e infrastrutture, a partire da una soddisfacente offerta di parcheggi e di efficienti collegamenti di trasporto pubblico da garantire anche nelle ore serali. Altrimenti si rischia solo di realizzare l’ennesima e inutile cattedrale nel deserto. Tale scelta, per le sue implicazioni urbanistiche, non può essere, quindi, di esclusiva pertinenza di De Laurentiis, ma deve essere condivisa nelle sedi opportune, con una molteplicità di soggetti chiamati a esprimersi, affinché possa trasformarsi anche in una reale occasione di sviluppo per l’hinterland napoletano. 

 

Napoli, 4 settembre  2018(Antonio Coppola) 

Per la breve nota biografica si suggerisce la seguente dicitura: 

Antonio Coppola 

Presidente ACI Napoli e Campania. Maestro del Lavoro, Cavaliere, Ufficiale  al Merito della Repubblica e Stella d’Oro del Coni.

 

©Mister No

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